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Parliamo Queer è la rubrica mensile in cui approfondirò vocaboli, modi di dire, termini, simboli e linguaggio inclusivo. Il viaggio che faremo sarà simile a quello che si fa quando si impara una nuova lingua o un nuovo dialetto, quindi dobbiamo attrezzarci di curiosità, pazienza e metterci in atteggiamento di apertura verso il nuovo.
Non tutte le persone saranno allo stesso punto del percorso, per alcune i termini saranno già conosciuti e forse superati e per altre ci saranno parole nuove da poter inserire in valigia. Il linguaggio è in continua trasformazione e a volte può sembrare inafferrabile. Forse il viaggio di conoscenza è come il viaggio della vita: a volte lavoriamo sodo per raggiungere un obiettivo e una volta raggiunto vediamo il panorama da un’altra prospettiva e possono fare capolino nuovi obiettivi. Nella vita non si finisce mai di trasformarsi e anche se siamo in una situazione di stasi apparente, le nostre cellule vivono, lavorano e si trasformano.
Le lingue vive, cellule del grande organismo umanità, sono in continua trasformazione e la “lingua Queer” non fa certo eccezione. Negli anni l’attivismo politico LGBTQIA+ ha lavorato duramente per trovare migliori immagini, definizioni, grafemi, fonemi e parole che possano rappresentare tutte le persone. Il lavoro continua e ci saranno sicuramente delle evoluzioni in tutte le lingue del mondo e in questo momento storico possiamo assistere alla nascita di nuove parole. Vedere qualcosa nascere è emozionante ma può anche disorientare e per questo ho avuto bisogno di soffermarmi e di far nascere questa rubrica, per provare, di volta in volta, a fare il punto della situazione e accrescere la consapevolezza.
Molte lingue hanno una bandiera e anche la “lingua Queer” ha quella arcobaleno che si è evoluta nel tempo e ha molti colori e significati. Ecco qui una delle ultime versioni anche riprodotta nell’immagine di copertina della rubrica:

Fonte: Intersex-Inclusive-Pride-Flag.png (600×381) (wp.com)

Nella parte destra si vede la bandiera arcobaleno, nata e trasformata negli anni ’70 del secolo scorso, che è diventata simbolo universale per la comunità gay. Secondo alcun3 l’ispirazione alla sua creazione deriva dalla canzone “Over the Rainbow” della colonna sonora del film “Il mago di Oz” e i colori simboleggiano la vita, la sessualità, la pace, la magia, il sole, lo spirito, la natura, la guarigione…
Nella parte sinistra i colori nero e marrone sono stati aggiunti recentemente per aggiungere il valore dell’inclusività per le persone di colore e il bianco, il rosa e l’azzurro rappresentano l’orgoglio transgender. La parte gialla con il cerchio viola rappresenta le persone intersessuali.
Questa è una delle versioni più utilizzata di recente ed è facilmente riconoscibile a livello internazionale, però non è facile includere tutte le identità e quindi ci sono anche altre bandiere che danno maggiore visibilità ad ulteriori aspetti dell’identità.
Esistono, infatti, altre bandiere per l’orgoglio bisessuale, quello lesbico, asessuale, non binary, agender, per il poliamore e altre identità che potremo scoprire in altri approfondimenti. Chiaramente l’intento è di includere ogni persona, farla sentire vista, rappresentata e capita, darle la sicurezza che si può esprimere, esistere ed essere spontaneamente come è senza doversi conformare ad aspettative prestabilite da un sistema imposto.
Credo che esporre la bandiera arcobaleno e altre bandiere identitarie sia migliorare il mondo perché aiuta a fare sentire al sicuro le persone. Spesso mi sono ritrovata a fare un sospiro di sollievo a vedere un arcobaleno appeso in un bar o -purtroppo ancora troppo raramente!!- a intravedere una spilla Rainbow sul camice di una persona medica. In contesti come questi le persone queer sanno che possono rilassarsi e che la situazione può essere accogliente e per questo spesso si parla di ambienti “safe”.
La bandiera arcobaleno colora gli spazi e li tinge di sicurezza, così anche il linguaggio inclusivo crea suoni, dialoghi, mondi safe e accettazione.
Iniziamo il viaggio facciamo una bella chiacchierata e naturalmente parliamo Queer!