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Tutt3 più o meno sanno cosa vuol dire omosessuale e potrebbe sembrare banale concentrarsi su una parola così conosciuta e così semplice. Eppure, vale la pena soffermarsi per guardare cosa può esserci sotto una parola che diamo per scontata. La usiamo per indicare le persone che si sentono attratte da persone dello stesso sesso.

Il termine omosessuale è abbastanza recente anche se indica un fenomeno senza tempo che accomuna non solo l’intera umanità ma anche il regno animale. Ha il limite della visione del tempo in cui si dava per scontato il binarismo di genere, quindi il punto di osservazione parte dal sesso della persona che prova attrazione che può essere per lo stesso sesso o per il sesso opposto (eterosessuale) o per entrambi (bisessuale) etc.

Trovo che sia molto interessante andare a cercare l’origine e l’etimologia delle parole e confrontarle con le altre lingue per capire come nasce e si evolve un termine. Anche se non ho fatto greco a scuola e in latino ero una frana mi è rimasta la curiosità per l’evoluzione delle lingue che si susseguono e hanno parentele come membri di una famiglia in un albero genealogico. L’ambiente culturale e sociale in cui cresce una parola è interconnesso con il linguaggio ed è per questo che oggi ci sono molte più parole nel vocabolario “Queer”.

Da un punto di vista psicologico e umano reputo la parola omosessuale parziale e addirittura fuorviante ad essere onesta; tuttavia, è un termine che ci aiuta a comunicare. Forse un giorno le parole avranno altre trasformazioni che andranno di pari passo con le evoluzioni del pensiero in tutte le discipline scientifiche e umanistiche. Tornando alla metafora delle parole come figure che compongono un albero genealogico, mi viene da immaginare la parola omosessuale come a una persona anziana, un’antenata come una bisnonna ultracentenaria, una matriarca ancora in vita. Si tratta infatti di una parola importantissima che vive ancora ed è un riferimento che ha influenzato il passato, il presente e influenzerà il futuro. Figlia della sua epoca si esprime seguendo le regole del suo contesto.

Tornando alle sue origini, si tratta di un termine tradotto dal tedesco Homosexualität (parola composta che deriva dal greco omoios “simile” e il latino sexus “sesso”) è stato creato nel 1869 dal letterato Karl-Maria Kertbeny che, in forma anonima, aveva scritto una critica contro il governo prussiano che puniva gli atti sessuali tra persone di sesso maschile. Kertbeny coniò questo vocabolo per sostituire altri termini dispregiativi che si usavano all’epoca. Altri tentativi sono stati fatti ma la parola omosessuale è quella che ha avuto più successo e che è in uso ancora nell’epoca contemporanea in tantissime lingue.

La parola omosessuale, infine, pone l’accento sull’aspetto sessuale trascurando gli aspetti affettivi, romantici, identitari e tutto ciò che ruota attorno al concetto di legame tra persone. Quando diciamo “omosessuale” nominiamo la parte sessuale che è presente nella parola composta e mettiamo in secondo piano altri aspetti importanti appartenenti alle sfere del desiderio, dell’identità e della sfera emotiva e affettiva delle persone. Inoltre, dare maggior risalto al “-sessuale” può essere critico perché implica la parola sesso che può essere basilarmente fonte di imbarazzo.

Oggi abbiamo diversi termini per descrivere aspetti delle identità e della sessualità. Alcune persone trovano importante avere delle parole che le rappresentino, altre persone rifuggono le definizioni perché possono essere strette o incasellanti, per alcun3 è importante riappropriarsi di termini che vengono usati in modo dispregiativo o ridicolizzante come simbolo di rivendicazione e trasformazione della violenza in orgoglio. Per molte persone Queer sono fondamentali i concetti di fluidità e di sfumature che possono meglio narrare le nostre identità e validarle.

In conclusione, la parola omosessuale ha una grande importanza ma potrebbe non essere adatta per descrivere molte soggettività e nei prossimi articoli proverò a dipingere altre sfumature e termini del mondo Queer.